Dopo alcuni anni di nomadismo e sperimentazioni sui variegati percorsi della rete ho deciso di ritornare al primo approccio “pre-social” di quella che ormai si può considerare la preistoria del web: al Blog. Partendo dalla considerazione che, nonostante tutto, rimane ancora lo strumento più completo per comunicare “nel mondo virtuale”. Le virgolette a sottolineare un’esigenza profonda che il blog mette a disposizione di chiunque voglia fare questa esperienza: comunicare senza nessuna forma, evidente o nascosta, di interazione obbligatoria, nel senso bidirezionale del termine. Il sottinteso più o meno esplicito della forma del blog è infatti, almeno secondo me, è che lascia all’autore la libertà di esprimersi senza porsi il problema del numero dei like o del numero dei followers ma avendo come unico scopo quello di comunicare quello che si sente di esprimere. Un pò come per il libro che lo scrittore scrive senza porsi il problema di chi sarà il lettore. D’altra parte, sarebbe veramente ipocrita negare la necessità del riscontro rispetto a ciò che si scrive, perché a questo punto sarebbe lecito obiettare che la forma migliore di comunicazione in questo senso sarebbe un bel diario segreto da tenere magari in cassaforte. Detto questo, allora la caratteristica principale di questo sito è quella propria di uno strumento necessario e utile più che di un oggetto da giudicare più o meno bello. E questo vuole essere questo sito: Uno strumento! Ovviamente, non rappresenta niente di originale; niente che altri non abbiano già pensato e già attuato, ma nasce nella consapevolezza che tutto quello che viene creato in questo campo è sempre troppo poco di fronte alle “potenti armi di distruzione” che la cultura dei “persuasori occulti” della modernità a tutti i costi riesce a schierare in ogni momento della nostra vita. Non è nemmeno il romantico tentativo di contrapporre l’antico al moderno all’insegna dell’”una volta era meglio”. Ancora meno il velleitario tentativo di riproporre una “Donchisciottesca” battaglia del “locale” contro il “globale”. È invece, molto modestamente, il tentativo di ridare alla cultura locale, alla microstoria, alla tradizione orale, quella dignità che gli compete indipendentemente dal suo valore materiale o, peggio, commerciale. Un’esigenza ancora più impellente in un mondo dove la conoscenza è diventata una merce e le culture vengono forzatamente omologate alle necessità del mercato. Un Blog come una piazza dei un mercato dove non si vende niente ma che vive di solo baratto: Il baratto dei ricordi dove ognuno integra i propri con quelli degli altri e dove tutti guadagnano qualcosa. Una piazza che lascia spazio alla contemplazione e alla riflessione senza diventare una prigione di commenti, parole, auguri, inviti a giocare e casi umani a go go, dove si rischia di preferire il deserto che non è certo l’ambiente ideale per vivere. E allora andiamo pure nelle piazze di Facebook, Instagram, Pinterest, G+, Tumblr, Tik Tok o You Tube e altre ancora quando sentiamo il bisogno di sentire cosa avviene nel mondo che ci circonda o come gli altri leggono il mondo, ma teniamoci stretta la possibilità di ritagliarci il nostro spazio privilegiato e esclusivo: la nostra finestra sul mondo! Questo, e altro, vuole essere frasqui.it |