I postini
Generalmente, quando si pensa a fare confronti tra il vecchio e il nuovo, tra ieri e oggi, la prima cosa che ci viene in mente di guardare sono le strade, le case, i negozi, gli abiti ecc. Difficilmente ci viene in mente di fare il confronto tra due persone. Persone, è ovvio, che rappresentano qualche aspetto della nostra realtà. questo perchè le persone in questione rappresentano aspetti così consuetudinari della nostra vita, che non riusciamo a percepire i cambiamenti se non dopo un’attenta riflessione. Riflettendo infatti ci rendiamo conto di come niente è più uguale e diverso, nello stesso tempo, della figura del postino. La funzione è sempre la stessa: portare la posta, ma Peppi u postinu, e Nuccio De Lorenzo sono nello stesso tempo la continuità e il cambiamento. Il contesto e le modalità con cui questa funzione si svolge, sono la misura più evidente del cambiamento e del progresso.
Intanto non è più la stessa la posta: Difficilmente Nuccio tirerà fuori dal suo “baule” una cartolina illustrata o una cartolina paesaggistica e, del resto non penso che ci sia ancora qualcuno in trepida attesa di un cuore stampato a colori sgargianti su un rettangolo di carta; rarissime poi le lettere personali nelle buste decorate a fiori e ancora più rare, o addirittura scomparse, le cartoline postali. Lo vediamo tutte le mattine , con il suo motociclo dall’aereodinamica “spaziale, carico di lettere bancarie, buste ETR, riviste, comunicazioni pubblicitarie, richieste di aiuti per le associazioni filantropiche più disparate; tutte cose che nessuno aspetta e che in molti casi nessuno vorrebbe ricevere. E, del resto, nessuno aspetta più Nuccio, la cassetta della posta è li apposta per riempirsi di comunicazioni “urgenti” senza bisogno di stare ad aspettare chi la porta. E’ proprio questo il cambiamento più appariscente: nessuno aspetta più il postino, nessuno aspetta più la posta, ma ironia della sorte, il volume di posta che arriva è sempre più spropositato e inutile. E’ cambiato il rapporto diretto esistente tra il Postino e la posta: “peppi” rappresentava il contenuto delle comunicazioni con la sua faccia. Quante volte quelle donne analfabete che ricevevano dalle sue mani le buste, riuscivano a sapere senza aprirle se si trattava di “bona nova o mala nova”. Peppi “sapeva leggere” e dal mittente si rendeva conto del tipo di notizia che poteva essere contenuta in quella busta, e allora atteggiava lo sguardo in modo da preparare colei che aspettava alla notizia.
Era divertente quando aveva voglia di scherzare e faceva finta di fare la faccia preoccupata difronte ad una busta pubblicitaria, per poi allontanarsi con quel suo sorriso ironico che faceva pazientemente filtrare sotto il filo di baffo eternamente curato. Era uno spasso vederlo reagire alle pressanti richieste di signorine e signorini in trepidante attesa delle risposte alle loro dichiarazioni d’amore. Era tutta una sequenza cinematografica il suo sbuffare nelle assolate giornate estive sotto il suo borsone sempre più pesante e le sue imprecazioni contro la posta inutile che lo appesantiva come a fargli un dispetto. Avrebbe voluto sempre portare buone nuove, “Peppi” per andarsene ogni volta accompagnato dal sorriso dei quella povera gente come lui, che lo benediva come se fosse non il messaggero, ma l’autore del messaggio. Molto spesso però erano cambiali o intimazioni di pagamento e allora cercava di renderle meno opprimenti con una frase di circostanza tendente all’ottimismo. Nuccio non ha più bisogno di fare tutto questo, passa veloce di buca in buca, senza curarsi di sapere chi c’è in casa, sapendo comunque che molto spesso non c’è nessuno e sapendo che nessuno vorrà trovare nella sua espressione la soluzione del mistero riguardo al contenuto delle buste che ha portato.
Una cosa di uguale c’è però evidentissima a tutti: la discrezione. Questi due depositari di segreti che riguardano la comunità sembrano fatti dello stesso ceppo dell’albero della discrezione e sui loro volti sembra stampato il peso di questa responsabilità che scaricano con l’allegria e il buon umore. Un’altra cosa li accomuna: il basso stipendio e le invettive contro un organizzazione che non gli permette di svolgere il proprio lavoro con l’efficienza che loro vorrebbero. Ed è forse proprio questo aspetto che c’è li rende simpatici e rappresentative della nostra comunità. Non voglio correre il rischio di cadere nella retorica, ma ritengo che sia sempre meglio dirgli grazie oggi, quando sono tutti e due in grado di sentirselo dire, piuttosto che dirglielo quando non sapranno più cosa farsene.