IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

Madonna mia pensaci tu!

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Il 25 aprile di quest’ anno la chiesa della Madonna del Soccorso è stata elevata alla dignità di santuario: Santuario Maria SS. Soccorso… 

E’ cambiato solo un vocabolo ma, in tutti noi, si ha 1’impressione che sia stato messo un sigillo ad un documento importantissimo della nostra storia. Un documento scritto con la nostra grande devozione verso quest’Immagine la cui origine è avvolta nel mistero a nella leggenda. E’ come se, soltanto adesso dopo centinaia d’anni, ci rendessimo finalmente conto dell’importanza di questa piccola chiesa agli occhi del mondo. Importanza, naturalmente, sotto il profilo civile perché, per quanto riguarda quello religioso, anche se solo “”chiesa”“, è sempre stata presente nel nostro immaginario collettivo come il più sicuro rifugio contro le avversità.
Madonna mia i du Suncurzu aiutami… era l’unica e ricorrente invocazione sulla bocca delle nostre nonne nei momenti di difficoltà. Era tale la fiducia che non si esitava a porre nelle sue mani la soluzione di tutti i problemi:
Madonna mia i du Suncurzu pensaci tu…
Non c’è bisogno di tornare molto indietro nel tempo per ricordare le processioni con le quali la Madonna del Soccorso veniva portata alla “”Renella”” per fare in modo che piovesse dopo un anno di siccità o che smettesse di piovere dopo vere e proprie inondazioni. Qualcuno obietterà che sono solo residui di una cultura contadina credulona é ignorante ma, per molti di quei creduloni e ignoranti che seguivano in processione, la Madonna rappresentava 1’ultima speranza di sopravvivenza.
Gli ex voto che 1’Immagine ha raccolto nel tempo sono lì a testimoniare, se ve ne fosse bisogno, che la fiducia della popolazione era ben riposta e la processione, che il primo venerdì di giugno di ogni anno accompagna il quadro nella sua salita dal santuario al paese, rappresenta il momento più esaltante di questo legame
E’ solo questione di un attimo… ma la sensazione è sempre la stessa: la sensazione che quel quadro sia sempre troppo grande per passare indenne da quella porta. Tutti gli anni, alle nove di sera del primo venerdì di giugno, un attimo prima che il quadro della Madonna del Soccorso esca dal santuario mi coglie sempre questa specie di angoscia.
Un’angoscia che fa presto a trasformarsi in commozione nel vedere il movimento della folla che, in quello’ stesso istante, si rivolge tutta nella stessa direzione obbedendo ad un comando reciproco che dice soltanto: esce, esce!
E’ un tutt’uno; angoscia, commozione a infine quell’applauso liberatorio che riempie la piazza e ci fa sentire accomunati nel1’idéntico sentimento di gioia a di liberazione da un peso indefinibile ma presente.
I fuochi artificiali, che sulla collina di fronte cominciano a sfrecciare a ad espandersi nel cielo rompono, in parte l’incantesimo ma subito dopo sí riprende tutti dietro al quadro in un tentativo mai riuscito di costruire file ordinate di fiaccole accese. Troppe sono le persone a troppo stretta è la strada per poter conciliare l’ordine con il desiderio di stringersi intorno all’Immagine. Il fiume di folla che piano piano si dipana lungo la strada tortuosa che dal Santuario porta al paese diventa uno spettacolo stupendo che solo quei pochissimi impossibilitati a muoversi hanno il privilegio di godersi dai balconi ricoperti delle coperte più belle a da luminarie di tutti i colori.
In un periodo come questo in cui sembra di vedere il miracolo dappertutto, è forse spropositato definire nello stesso modo questo momernto catartico ma c’è del sovrumano nella forza che s’irradia dal quadro a unifica un popolo verso un solo sentimento così come certamente non mondano è il sentimento che porta molti dei nostri emigrati a tomare, con un viaggio massacrante, solo per i tre giocni di festa; solo per seguire la Madonna in processione. .
Non è certamente per fare notare che molte delle donne anziane e non, camminano ancora oggi a piedi nudi dietro all’Immagine; siamo troppo pochi nel paese per non sapeme il motivo.
A ben guardare il vero miracolo sta proprio nella condizione in cui ci veniamo a trovare in questa particolare serata che ci riporta in una dimensione troppo nascosta durante 1’anno da altri più pressanti interessi ma che è pur sempre presente nella nostra cultura e le cui radici sono troppo profonde per poterle facilmente sradicare.
Un sentiinento immutabile che ogni sammaurese, residente nel paese o distante migliaia di chilometri, porta impresso nella propria mente quasi come un cromosoma genetico che serva a distinguerci dagli altri. Persone anziane che vivono ormai da anni in terre lontane si portano dietro questo comune denominatore. Per molti di loro, rivivere nella memoria questo momento, significa rivedere in modo nitido, a volte, fatti altrimenti non ricollegabili.
Gli “”americani”” i nostri emigrati in America, gente di cui abbiamo ormai perso anche il ricordo, ogni volta che gli capita di tomare per una breve visita chiedono sempre se la processione si svolge nello stesso modo, che ricordano loro, o se si tratta dei figli, se si fa come gliela raccontavano i loro genitori. Sembra che il tempo non sia trascorso affatto perché seguendo il flo dei lòro racconti si scopre che per molti di loro, assistere per la prima volta a questo evento, significa rivivere con i loro occhi un film che già conoscevano, tanta era la precisione a la partecipazione nella descrizione che gli era stata fatta.
San Mauro Marchesato è un paese che in un periodo non molto lontano ha vissuto quasi con rassegnazione una povertà infinita, come del resto molti della nostra Calabria, ma se si va a rivedere le vecchie fotografie della festa, che qualcuno di noi conserva gelosamente in casa, molti particolari fanno emergere la particolare attenzione che la nostra popolazione ha sempre mostrato verso questa festa.
I vestiti nuovi, le luminarie, le decorazioni ai balconi ma soprattutto la folla presente alla processione, sono caratteristiche sempre presenti anche in momenti in cui i nostri genitori avevano ben altri problemi in testa che non il divertimento.
Sembra strano ma anche adesso, a cinque anni dall’inizio del terzo millennio, a San Mauro la festa mantiene ancora un sapore di cose antiche, un senso di genuina allegria che tutte le televisioni del mondo non sono riuscite a cancellare.
Non è un miracolo ma sicuramente è un bene di cui sentiamo il bisogno in un mondo in cui tutto è mercificato a sacrificato sull’altare del consumismo; a quelli che ricercano nuovi valori in tutte le direzioni non farebbe male riconsiderare questi aspetti della nostra realtà.

Articolo pubblicato sul “”Crotonese”” in occasione dell’elevazione alla dignità di Santuario della Chiesa della Soccorso di San mauro Marchesato