Slogan pubblicitari del tempo prima della televisione
I mercanti di un tempo non possedevano apparecchiature elettroniche per avvisare del loro arrivo ma usavano la voce per urlare agli angoli delle strade che erano arrivati.
Le loro urla risuonano nelle orecchie di tutti quelli che hanno vissuto l’epoca pre-elettronica e quando non ci si ricorda le parole, ci ritorna in mente la cadenza caratteristica di ognuno di loro.
Chi dei cinquantenni di oggi non si ricorda di “Giustinu” che tutte le mattine richiamava intorno a se e ai suoi prodotti tutte le donne del nostro paese:
“Pettini…Pettinissi…Rocchelli…Cromatina…Specchji..e…Nastri.
Chi, ancora, non si ricorda di “Ndrija” con il suo:
“Uagghjiu…Varrilli..e…Segge.
Le urla caratteristiche dell‘“ombrellaro”, del “capillaru”, del “gumbularu” risuonano nella memoria di un tempo in cui il poco era esaltato dalle necessità più che dall’apparire.
I soldi non erano un elemento importante tanto:
“cangiamu ccu ciciri, favaluari,e favi”
E persino i capelli e il ferrovecchio potevano servire per soddisfare il desiderio di una bambola da mettere sulla testa o sulla sedia del letto.