IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

U mundu n’casa

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A un certo punto però anche Pirniciuni perde il suo potere attrattivo, sono gli anni 60 e sempre più spesso una parte dei primo guadagni che l’edilizia sta portando nelle case degli ex braccianti agricoli, viene destinata all’acquisto della televisione.
Don Carlo e Ntoni i Mastru Linardu cominciano a riempire le loro “”Putighe”” di apparecchi televisivi, di trasformatori, di antenne, e di tavolini con le ruote e a doppio scomparto: uno per il trasformatore e quello superiore per l’apparecchio vero e proprio.
L’oggetto non possedeva nessuna caratteristica particolare che lo rendesse più attraente dei prodotti artigianali locali, di gran lunga più elaborati e raffinati nella forma, tanto che non si sapeva come e dove sistemarlo, perché la sua presenza alterava l’ordine delle poche cose indispensabili, che arredavano una casa, seguendo regole d’armonia e d’equilibrio, proprie della sopravvivenza. ” ”
Sempre più frequenti, nei primi tempi, cambi continui di posti, sulla base del numero di persone che si autoproclacamavano ospiti più o meno graditi per la serata televisiva. Non era infrequente trovare accanto al traballante tavolino, la giara dell’olio o “”u casciuni”” o ancora, specialmente d’estate, “”u cistuni i du granu”“.
Ma del resto le case contadine erano già state sconvolte dall’arrivo della radio, del frigorifero, della cucina a gas. Ormai convivevano nello stesso ambiente “”cannizzi ppi ru pani”“, “”piertichi”“, “”piattari”” e oggetti in metallo laccato di nuova generazione.
E’ vero che le nostre donne provvedevano a nascondere gli ultimi intrusi con ogni sorta di copertura in stoffa fiorata che dava al tutto un’armonia ancora compatibile con il gusto antico, ma per quanta pazienza vi dedicassero, non riuscivano a nasconderli del tutto alla vista.
Il dramma più penoso era dato dai fili elettrici pendenti che partendo dall’unica presa vicino al contatore ENEL si diramavano pericolosamente per tutta la casa intrecciandosi con stenditoi dei giorni di pioggia, e pertiche varie.
Immancabile poi la lampada per la retro illuminazione dell’apparecchio che veniva caldamente raccomandata dai due negozianti, pena probabili problemi di vista, e che molto spesso veniva data in regalo con l’apparecchio stesso per chiudere l’estenuante discussione sul prezzo. Tutto questo almeno fino all’uscita dei primi trasformatori con luce incorporata che supplivano all’eventuale mancanza di questa.
Poi, Una volta arrivata a casa cominciava l’estenuante e incomprensibile operazione di sintonizzazione dell’apparecchio con l’immancabile gioco delle parti in cui il negoziante faceva il misterioso su tutte le operazioni di rotazione delle manopole e il proprietario che faceva finta di essere esperto per poi correre immediatamente a chiedere soccorso alle prime strisce orizzontali o diagonali che comparivano sullo schermo.
Le continue discussioni sull’origine della colpa, se del televisore o della famigerata antenna centrale di San Nicola o anche del cattivo orientamento della propria antenna. Quante persone riuscivano ad emergere dalla loro inconsistenza sociale per aver toccato una manopola in un momento importante del film di cui si rischiava di non poter vedere la fine.
E quale ruolo importante veniva ad assumere la fortunata proprietaria del televisore che poteva in mattinata dare mostra della sua superiorità sociale peri il solo fatto di poter raccontare alle altre del vestito della Loren la sera prima e delle avventure del tenente Sheridan.
Gli uomini poi cominciavano ad accapigliarsi in piazza sui discorsi politici sentiti alla tribuna elettorale e sulle notizie del telegiornale.