IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

” ATMO in FLAM “

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Ogni tanto succede che anche in questa “estrema periferia dell’Impero” che è rappresentata dal marchesato Crotonese, si riesca a vedere qualcosa di diverso dalle solite sagre del covatello o crustulate di cui puntualmente è piena l’estate dei nostri paesi.
E’ vero, le sagre fanno parte del nuovo panorama turistico della globalizzazione, ma molto spesso ci si dimentica del resto e quella che dovrebbe diventare la vetrina dei prodotti locali diventa una stucchevole rappresentazione di una realtà fittizia che non interessa nessuno. Il resto, quello che potrebbe rendere interessanti le nostre contrade, diventa l’eccezionalità con cicli di anni di frequenza.
Quando poi capita di vedere un “diverso” come la compagnia A T M O allora ci si rende conto che si è capitati nel ciclo fortunato e si cercha di goderne il più possibile, convinti come siamo che difficilmente potremo approfittarne di nuovo.
A Verzino, piccolo paese dell’entroterra Crotonese, tutto questo è successo il giorno di ferragosto.
Nella serata finale del Festival Amore e Rabbia, prima che sul palco della piazza centrale si esibisse Teresa De Sio, un’ora di emozioni che molti di noi difficilmente riusciranno a dimenticare. L’atmosfera di suoni, costumi, colori, fuochi artificiali combinati con una rappresentazione scenica fantastica e una maestria senza pari nell’uso dei trampoli, ha tenuto con gli occhi incollati al terreno del campo sportivo un pubblico numerosissimo e attentissimo.
Temi come il Mito di Prometeo, della conquista del fuoco da parte dell’uomo, l’eterna lotta tra il bene e il male, tra la vita e la morte, si sono dispiegati sotto i nostri occhi in un gioco rappresentativo che li ha resi accessibili anche a chi non sempre è avvezzo a questo tipo di ragionamenti.
Ognuna delle componenti del pubblico ha trovato nello spettacolo la sua parte di interesse: i bambini attratti dai fuochi pirotecnici, i giovani dai colori e dalle musiche, i più anziani dagli attori sui trampoli che facevano ritornare alla mente perdute tradizioni delle nostre zone.
Rivedere i “Giganti” per me ha rappresentato un tuffo in un passato lontano quando questi acrobati erano l’attrazione principale delle feste dei nostri paesi. Mi sono rivisto bambino che seguiva questi uomini e donne altissimi che riuscivano a camminare per il corso principale del paese su queste gambe lunghissime, fatte di legno, e che ogni tanto si degnavano di abbassarsi verso di noi per accarezzarci.
Ecco, sta forse in questo il segreto del successo di questo spettacolo:

è il mito di una semplicità che ritorna dal passato per riappropriarsi di quella scena che troppi apparati artificiali hanno ormai occupato Sta forse in questo il senso di esaltazione che rimane dopo aver visto “La rivincita, almeno per una sera, della tradizione sulle sofisticazioni del modernismo ad ogni costo.