U ricupiru i du pagghjiaru – Accurriandu… prigandu!
Accurriandu… prigandu…. 2a puntata
Ci siamo lasciati nella puntata precedente con la convinzione di aver assolto a un compito fondamentale nella storia del nostro paese:
aver individuato nel sostegno in cemento armato delle campane, il simbolo, a futura memoria, della filosofia dell’“accurriandu prigandu”.
Pensavamo che dopo una scoperta del genere non ci potessero essere più sorprese in questa tornata cantieristica estiva.
E invece, ci siamo dovuti ricredere.
E’ proprio vero, quando meno te lo aspetti, il destino “cinico e baro” si diverte a riservarti la possibilità di diventare testimone di eventi che pochi possono vantarsi di aver vissuto in prima persona.
Infatti, il piano di riqualificazione dell’area del centro storico non solo prevede la conservazione del monumento alle campane di cui abbiamo parlato nella puntata precedente, ma contiene al proprio interno anche la conservazione e la valorizzazione di una delle più antiche forme di architettura contadina: “u pagghjiaru”.
Per le giovani generazioni che non sanno cosa fosse questo oggetto storico, bisogna cercare di fargli un minimo di ricostruzione storica.
U “pagghiaru” era un manufatto in legno, di solito scoperto da un lato e coperto di lamiera o frasche, che serviva per contenere “i mattuli” di fieno e “ri balli i pagghjia” per il sostentamento degli animali durante l’inverno. Non era raro il caso che questi manufatti servissero anche come ricovero di pastori e di braccianti transumanti. Di solito erano nelle dirette pertinenze delle case dei contadini o in aperta campagna.
Ora voi mettetevi nei panni del sottoscritto per capire quale meraviglia nello scoprire che dentro la cinta in mattoni pieni che Don Peppino aveva eretto per mettere in sicurezza la sua fiammante macchina polacca, si celava il mirabile esempio di “pagghjiaru” che anche voi potete ammirare nella foto qui sopra.
Voi capite che una scoperta del genere non poteva non rivoluzionare il progetto originario che, come primo effetto’ infatti, ha avuto quello di trasformarsi da “Riqualificazione area centro storico zona Torre – Chiesa Matrice” in “Riqualificazione area centro storico zona Torre – Chiesa Matrice con pagghjiaru”.
Qualcuno, ignorante e poco avvezzo con la storia, aveva immediatamente proposto la sua demolizione, senza minimamente pensare a quale delitto storico essi stavano proponendo. Non riusciamo nemmeno immaginare cosa avrebbe scritto “Il Crotonese” nei giorni successivi: “Demolito proditoriamente un tipico esempio della civiltà contadina” – questo sicuramente sarebbe stato il titolo, e ancora una volta saremmo passati agli occhi del mondo come un popolo di retrogradi e insensibili.
Meno male che ci hanno pensato il nostro Parroco e l’Amministrzione Comunale che con la lungimiranza che li contraddistingue hanno fatto si che il misfatto non avvenisse.
Sembra, ma ci dobbiamo fidare di chi c’è lo ha raccontato, che le due parti, nella persona del Parroco e del Sindaco, appena fatta la scoperta abbiano subito deciso di preservare il prezioso manufatto dando immediatamente mandato all’impresa che esegue i lavori di pavimentare solo la parte non interessata “i du pagghjiaru” e di lasciare intatto il cimelio.
Qualcuno ha fatto notare, non senza una nota di orgoglio, la particolare sagacia del nostro Parroco, che oltre al recupero del cimelio come fatto storico, ha immediatamente pensato ad un suo utilizzo anche eminentemente religioso: per la prima volta nella storia di San Mauro, si potrà organizzare un presepio vivente con un “paggjiaru” vero e soprattutto utilizzabile anche negli anni futuri.
Se non è sensibilità religiosa questa….
Se il famoso bambino che ha scoperto “la nudità del Re” dovesse in futuro esclamare – “ma è sulu na barracca… e puru brutta!” – non preoccupatevi, gli potrete sempre rispondere che è troppo piccolo per capire.
Noi da parte nostra abbiamo ancora una volta celebrare le intelligenze della nostra comunità convinti come siamo che anche gli Assessori alla Cultura e ai Lavori Pubblici oltre che la Commissione per i Beni Architettonici della Curia non potranno non dichiararsi daccordo con questa encomiabile opera di recupero.
[27/7/2006]