La Banda
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La banda è un oggetto molto strano:
E’ il pezzo meno importante nel mosaico della festa… non sono io a dirlo… è dimostrato dal fatto che è la cosa a cui tutti i comitati dedicano meno tempo nel loro iter organizzativo… è quella componente che desta meno preoccupazioni di bilancio… tanto per la banda l’inflazione non ha effetto… gli diamo gli stessi soldi tutti gli anni … è proprio il caso di dire “numir’unu a stessa”.
Nessuno che cerchi i componenti per l’autografo, nessuno che desideri farsi la foto con loro, nessuno che urli e strepiti al loro passaggio e se si permettono il lusso di concedersi un concerto sul palco vengono quasi considerati abusivi in perenne attesa di sfratto.
Hanno un bruttissimo difetto questi della banda: sono ragazzi non tanto normali; pensate che invece di divertirsi alle giostre, a fare lo sdruscio con gli amici, “a bere Whisky al Roxi Bar”, si divertono suonando davanti alle processioni o per le vie del paese e per una cifra che pure gli immigrati dell’est europeo considererebbero un’elemosina.
C’è gente che torna dall’università apposta per fare questa cosa così strana e, da come si vede dalla foto a lato, ci mette anche parecchio impegno; certo che il mondo è proprio vario: c’è chi non sprecherebbe il proprio fiato nemmeno per un complimento, e chi invece si illude di far star bene gli altri soffiando in una tromba.
Ma del resto “chini va ccu ru zzuappu, priastu zzoppia puru!”.” L’antichi u ssi sbagghjiavanu!”
“Guardati na pocu chin’è ru capu i du mal’esempiu”:
“Tuttu iddru cci curpa ppi tutti si quatrari furnuti a mala strata”.
Si guagliuni i da banda u ssi sballanu, u ssi mbriganu, u dicianu mali paroli, e mbeci i passari u tiampu a ghjiazza a ghjiazza cumi fanu l’atri, si chiudanu ncasa e “solfeggiano”. Povari fissa… e picchì pua…ppi ra “gloria”… mmah! Ija propria u ri capisciu! Su strani… u ssu di chistu seculu!
Poi ogni tanto si danno anche arie da Blues Brothers:
Stanchi ancora prima di iniziare, ma è soltanto un vezzo di chi ormai il successo se lo è goduto appieno e può permettersi il lusso di riposarsi alla prima panchina sul percorso della processione. Non fate caso agli occhiali scuri, non sono segno di esibizionismo, ma solo un modo per nascondere le lacrime di chi sa di non aver nemmeno quelle per piangere e nasconde gli occhi “abbuffati”.
C’è chi si da arie da intellettuale dello strumento e sorride della curiosità del fotografo che vorrebbe riuscire a fotografargli i pensieri e invece deve accontentarsi delle sue smorfie che, se vuole, può anche interpretare, ma non potrà mai carpire i segreti della sua arte.
C’è chi invece, incosciente dei pericoli a cui sta andando incontro, decide di provare comunque, anche se l’età ancora non glielo permette, ad entrare in questa allegra compagnia di matti.
Era tutto un tentativo di mettere in scherzo una “cosa” che invece è molto seria: La banda non è un accessorio e non è nemmeno un’associazione di matti in libertà, è invece ancora una delle poche cose che distingue una comunità culturalmente evoluta, e non capirlo significa aver smarrito la strada maestra della corretta evoluzione sociale.
Valorizzare, aiutare, frequentare, applaudire la nostra banda significa contribuire in modo determinante a migliorare la nostra esistenza.
Non sono parole apocalittiche come potrebbero sembrare a prima vista, e per comprenderne meglio il significato provate per un attimo a immaginare la processione del venerdì sera, invece che con la banda davanti, con un bel lettore mp3 ad alto volume… assurdo!
Si… assurdo! Ma solo perchè per fortuna la banda ancora c’è. Ma la possibilità che ancora continui ad esserci non può essere un compito da caricare sempre e soltanto sulle spalle di “un uomo solo”.
Forse è ora che la collettività si faccia carico di questo suo prodotto alla stessa stregua delle piazze, dei monumenti e dei cosiddetti servizi sociali.