La Madonna e il Referendum
Mi ero molto arrabbiato quando sulla copertina della rivista “ Il Diario” era comparsa l’immagine della Madonna come testimonial in favore del “si” al referendum del 12 e 13 giugno.
Ritengo che alcuni simboli vadano lasciati fuori dalla polemica politica e sociale, non fosse altro che per ragioni di opportunità: penso infatti che l’uso di questi simboli ottenga, in termini di persuasione e di comunicazione, un effetto quasi sempre di reazione che si ritorce contro chi lo usa. Per il mio modo di essere, che ritengo però omogeneo ad una grande fascia di popolazione, tendo a rigettare tutto ciò che va verso l’apparire piuttosto che verso l’“essere” e sono convinto che le buone ragioni abbiano solo bisogno di sedimentazione e non di rivoluzioni a suon di testimonial, sacri o profani che siano.
Se l’uomo è riuscito a sopravvivere alle catastrofi che è riuscito a provocare, non lo ha fatto grazie e soltanto con l’intercessione dei Santi, ma molto spesso facendo prevalere la ragione sulle prevaricazioni della violenza.
Non sono d’accordo quindi con chi vorrebbe far diventare i sostenitori del “no” come degli aguzzini senza cuore che sfogano contro la donna le loro manie repressive. Penso che chi va coscientemente a votare “no” lo faccia sulla base di ragioni non condivisibili dal sottoscritto ma sicuramente rispettabilissime.
Riesco a capire chi, autonomamente e per libera scelta, ritiene di doversi astenere davanti ad una scelta che ritiene non di sua competenza, anche se ritengo che l’astensione dal voto sia comunque, con il meccanismo italiano del referendum, un modo per votare. E’ comunque una libera scelta e, in quanto tale, da rispettare secondo i principi fondamentali della Democrazia.
Non sono d’accordo quindi con chi, estremizzando in modo radicale il problema, vede in ogni persona che si astiene un nemico della Democrazia.
Detto questo però, non posso non esprimere la mia indignazione per l’uso spregiudicato che si fa della possibilità astensionista e per l’uso che la chiesa sta facendo dei luoghi di culto.
Esporre davanti alla porta della chiesa il manifesto con il programma dei festeggiamenti in onore della nostra Madonna del Soccorso, con il manifesto dei sostenitori dell’astensionismo referendario è la stessa operazione senza scrupoli della rivista “il Diario”. Con una aggravante:
la chiesa non è una azienda editoriale e soprattutto non è di parte.
Non ha nessun diritto di protestare per l’uso immorale dei simboli religiosi chi ne fa lo stesso uso. La chiesa ha tutto il diritto di dire la sua sulla vita e quindi ha tutto il diritto e il dovere di parlare dei temi del referendum, ma usi per questo gli spazi e il linguaggio della democrazia per favorire la condivisione delle scelte piuttosto che lo scontro sulle scelte.
Ho votato in favore del divorzio ma non per questo mi sognerei mai di divorziare da mia moglie e meno che meno è venuta meno la mia convinzione sulla sacralità del vincolo familiare.
Ho votato in favore dell’aborto, ma non per questo ho mai fatto niente che potesse scientemente portare verso questa scelta.
Ho votato in favore del maggioritario quando “qualcuno” mi invitava ad andare al mare e in quel momento ero segretario dei sezione del partito di quel “qualcuno”.
Sono d’accordo sulla fecondazione assistita e sono convinto dell’inutilità dei divieti che questa legge pone sul corretto percorso della ricerca scientifica finalizzata al progresso dell’umanità, e per questo andrò a votare si al referendum senza per questo dover pensare di essere nel peccato, e soprattutto non degno dello sguardo dolcissimo e misericordioso della nostra Madonna. Mi viene da pensare che il grido “non abbiate paura” fosse rivolto a tutto il popolo cristiano, ma in modo particolare alle orecchie più interne alla Chiesa.