IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

U carusiaddru

In fondo era soltanto una gumbula con il tappo di terracotta, e senza manici. Se non fosse per quella lesione proprio sotto il collo dell’imbocco, ti poteva anche venire il sospetto che per utilizzarla dovevi tagliare il tappo… forse l’avevano fatta in quel modo per preservare l’aroma dell’acqua quando poi si sarebbe riempita. Era invece il primo contatto con il concetto di deposito bancario in un mondo in cui le banche erano soltanto un miraggio o una maledizione. Semmai il problema vero non era quindi, il che cos’era, che quello lo imparavamo già quando ancora non sapevamo neanche chiamarlo, ma perché nella costa Jonica assumesse quella forma piuttosto che quella più diffusa del porcellino. Forse perché in un mondo in cui anche l’acqua era un lusso, il contenitore dell’acqua si adattava meglio al concetto di ricchezza che non un semplice maiale. E quanti sistemi escogitati per far uscire da quella […]

U scaluni

Il rito è sempre lo stesso: Uno, due, massimo tre persone comprano il giornale e si siedono “aru scaluni”. Danno un’occhiata alla prima pagina. Rispondono immancabilmente con l’invito ad andarselo a comprare alle richieste di lettura a scrocco formulate sulla base della motivazione relativa ad una sola pagina da vedere. E’ soltanto un modo per iniziare il rito della discussione mattutina su tutti gli argomenti di più stretta attualità non sulla base dei titoli della prima pagina, del tutto ininfluenti alla celebrazione del rito, ma sulla base della frase più o meno utile allo scatenarsi della polemica. Non sono invece ininfluenti i protagonisti del rito. A seconda dei personaggi presenti, la polemica sarà indirizzata verso lo sport,(quasi sempre il pallone) o la politica, o la cronaca locale. A seconda dell’argomento il gruppo dei partecipanti può essere più o meno numeroso e piuttosto eterogeneo. Lo sport vede la partecipazione di grandi […]

I ficundiani

Mi sono divertito a seguire le mosse di “Turuzzu” mentre, con una perizia frutto di un’abitudine consolidata negli anni, si dedicava a “mundari nu piattu i ficundiani”. Con una videocamera avrei potuto riprendere tutti i movimenti, anche quelli di parti del corpo non direttamente interessate all’azione come le gambe, la testa e i piedi che, come per un riflesso condizionato, partecipavano armonicamente alla “mundatina”. Avrei potuto farlo… ma la fluidità delle immagini in movimento avrebbe relegato in secondo piano quei particolari che ritengo invece fondamentali per comprendere l’arte di “Mundari i ficundiani”. Certo che se i fichidindia li avete conosciuti solo nelle cassette delle bancarelle di frutta e verdura, belle ripulite dalle spine, e magari anche con una spruzzata di brillantina sopra, allora voi non avete mai avuto la necessità di imparare a sbucciarle con la destrezza che quelle naturali, ricoperte di spine, richiedono. Ma non è soltanto destrezza: questa […]