IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

Il mondo alla rovescia

Una volta, e nemmeno tanto tempo fa, al mio paese, si ragionava in modo molto elementare senza arzigolare troppo sulle “antropologie biochimiche dei significati”. Per dire: Un ladro era un ladro, quale che fosse l’oggetto del furto. Tanto per intenderci meglio, per ricevere l’ambito titolo bastava rubare una gallina o un po di frutta dagli alberi. Sono da antologia i racconti dei vecchi contadini che per paura di beccarsi una condanna per falsa testimonianza, evitavano in tutti i modi di presentarsi alle cause in tribunale. Sono da spettacolo comico moderno le considerazioni che gli stessi facevano al passaggio di un condannato per furto di legna. Poi i tempi sono cambiati! Il titolo non si guadagnava più con la semplice azione del rubare, ma bisognava possedere anche altre caratteristiche come per esempio l’essere povero. Infatti, il povero morto di fame che veniva beccato in flagranza di reato restava ladro, mentre l’elegante […]

Cugghjiandri

Macari ccu ra miandula… E’ uno degli ultimi eredi di una tradizione onorevole che ha forgiato centinai di affamati alla conquista del cibo e, quando non di questo, all’esercizio del potere del più forte all’interno del “branco”. Ma, una volta, questo esercizio atavico dei bambini, sotto tutte le latitudini e in tutte le epoche, aveva come premio “U Cugghjiandru”, (il confetto) e il comando del gruppo sulla base delle quantità raccolte. Erano molte di più le braccia predatrici, delle mani elargitrici; Erano poche le donne che si potevano permettere di buttare “cugghjiandri ccù ra miandula” e molte invece quelle che usavano quelle con la pasta, agri riciclando quelli che i figli avevano raccolto alla cerimonia precedente. E, del resto, era proprio la conoscenza della geografia della ricchezza del paese a rendere alcuni ragazzi più scaltri e meno usi all’insuccesso: Sapere in anticipo davanti a quale porta o balcone era conveniente […]

Considerazioni intorno al nostro dialetto

Considerazioni intorno al nostro dialetto da parte di una milanese vissuta nel nostro paese. (Cinzia) Tutti gli abitanti del Marchesato parlano il dialetto, e in ogni paese un dialetto ben preciso e in qualche caso molto difficile, il dialetto è parte di loro, della loro vita del loro mondo, è quasi una difesa della propria intimità, è il segno di una appartenenza ad un gruppo ben definito. Dalla mia ricerca è emerso come il dialetto sia una espressione di vita, sia il volto di tutto un paese, come una sintesi in cui si assommano il suo passato, le sue tradizioni e la sua storia. Ogni parola, ogni espressione dialettale, infatti, non ha solo un significato suo proprio, ma anche una sua particolare forza espressiva, ha una sua vivacità, una coloritura particolare, difficile da tradurre per cui non è sempre agevole trovare nella lingua italiana il suo corrispettivo di uguale efficacia. […]