IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

A Varviria: Il salotto della civiltà contadina

L’arte del barbiere è molto antica. Essa fu importata dalla Sicilia a Roma, dove il servizio risultò così gradito da essere subito diffuso a legalizzato col benestare del Senato. L’arte del barbiere non era limitata al solo uso del rasoio sopra le guance, ma anche delle forbici per aggiustare i capelli. All’occorrenza il barbiere si improvvisava anche chirurgo, salassatore, cavadenti. Le insegne che raffiguravano la sua professione erano dipinte in rosso sangue per richiamare la pratica del salasso e l’esposizione di denti veri o riprodotti connotava il suo mestiere di cavadenti. La bottega del barbiere ha sempre assunto un ruolo centrale nel contesto della vita sociale, all’interno di una comunità paesana. Il “salone” è stato anche una specie di salotto, luogo in cui ci si affidava alle mani esperte dell’artigiano e, in più, ci si poteva riposare, rilassare, intrattenere piacevolmente. Un tempo la bottega del barbiere costituiva un punto di […]

Carmela

Franciscu avia scindutu i du ciucciu cacchjiandu menti a mintiri i piadi subba cihri pochi i cuti ca eranu rimasti vicinu a ra porta… eranu ggià abbastanza i zzanchi mpilati ammianzu i tacci i di scarpuni… a ra sagghiuta i l’Alivitiaddru chiru povaracciu i Salinu s’era mpilatu ccuri ciunchi finu a ri jnocchjia intra u krotaku, ed iddru, jestimandu tutti i santi Madonni, e ncazzatu cchjiù da menzannotti, avia divutu scindiri i du mbastu ppi l’aiutari a ndi nisciri i dintra chiri piddri. A ra finitoria i da sagghjiuta, s’avia na pocu pulizzatu ccu d’ancunu scupulu c’ancora avia rimastu subba chira mala terra, ma u smalidittu krotaku pari ca cc’era mpinciutu ccu ra coddra mericana e nnu ssi ndi jiva mancu ccu ri cannunati. Subba chiri cuti i d’abbanda a porta, Franciscu sbattja cuami nu Sant’Acciumu ppi fari cadiri u krotaku rimanenti, ma puru ppi fari sintiri a Filumena o […]

Amara chira casa duvi u cappiaddru u trasa!

Sfortunata è quella casa dove non entra l’uomo! Più che una massima, questa sembra un’amara constatazione della condizione familiare nel nostro territorio e in modo particolare, della condizione della donna. La famiglia è destinata alla distruzione o comunque a una vita di stenti se priva dell’uomo. La condizione di vedovanza era una delle condizioni peggiori che potevano colpire la donna: il riferimento al cappello, simbolo dell’autorità maschile è anche il segno di quale importanza veniva assegnata al ruolo del maschio nella tenuta della coesione familiare. Nella maggior parte dei casi era la donna a reggere le sorti della famiglia ma, per il gioco dei ruoli della società contadina, essa poteva farlo solo con la presenza dell’uomo senza il quale veniva meno il senso stesso della società patriarcale. Ma la massima si riferisce comunque alla donna anche quando non riusciva a dare al mondo il figlio maschio che garantiva la prosecuzione […]