IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

U Sanpaularu

“Quandu vidi u scurzuni, chiama a San Paulu.” E’ una espressione tipica di altri tempi quando era piuttosto frequente nei paesi la visita “”i du Sampaularu”“. U “Sampaularu” in altri posti chiamato “ceravularu” era l’uomo dei serpenti. Veniva molte volte in paese e girava con una cassetta piena di serpenti che a un suo fischio alzavano la testa o comunque facevano capire di obbedirgli. La gente impressionata si affidava a lui per la bonifica delle case da vipere e serpenti che in quei tempi si trovavano facilmente nei piccoli orti accanto alle case. Ed è legata a questo anche l’espressione tipicamente meridionale riferita alla gente che va in giro nelle assolate giornate estive: “Gira spasulatu intr’ u cori i du juarnu cumi nu sampaularu” Il fatto mi è ritornato alla mente quando ho saputo, nell’estate scorsa, di alcuni serpenti ritrovati nelle case del centro del paese. Era da tempo che […]

U furgiaru – U gommista i na vota

Il maniscalco (U Furgiaru) era l’artigiano che esercitava l’arte di ferrare gli equini. Il progresso ha inciso negativamente sulla sua opera e oggi la sua prestazione è molto limitata a causa delle nuove tecnologie, della comparsa di nuovi mezzi di trazione e in alcune zone interne è scomparsa del tutto. A San Mauro è rimasto soltanto Mastru Giuganni u furgiaru (Giovanni Lonetto) che continua a fornire questo servizio alle poche persone che ancora possiedono un asino o un cavallo. La ferratura consiste nel ricoprire con un cerchio di ferro l’orlo dello zoccolo per impedire che il consumo dell’unghia sia maggiore delta sua crescita ed evitare, di conseguenza, gravi danni alle delicate parti interne dello zoccolo. Inoltre, la ferratura dell’animale è di massima importanza per la sua buona conservazione in salute ed il maggiore rendimento fisico; serve anche per correggere certi difetti del piede a rendere possibile la deambulazione (il movimento […]

A Varviria: Il salotto della civiltà contadina

L’arte del barbiere è molto antica. Essa fu importata dalla Sicilia a Roma, dove il servizio risultò così gradito da essere subito diffuso a legalizzato col benestare del Senato. L’arte del barbiere non era limitata al solo uso del rasoio sopra le guance, ma anche delle forbici per aggiustare i capelli. All’occorrenza il barbiere si improvvisava anche chirurgo, salassatore, cavadenti. Le insegne che raffiguravano la sua professione erano dipinte in rosso sangue per richiamare la pratica del salasso e l’esposizione di denti veri o riprodotti connotava il suo mestiere di cavadenti. La bottega del barbiere ha sempre assunto un ruolo centrale nel contesto della vita sociale, all’interno di una comunità paesana. Il “salone” è stato anche una specie di salotto, luogo in cui ci si affidava alle mani esperte dell’artigiano e, in più, ci si poteva riposare, rilassare, intrattenere piacevolmente. Un tempo la bottega del barbiere costituiva un punto di […]