BENVENUTI IN FRASQUI

C'E' SEMPRE UN MODO DIVERSO DI VEDERE LA REALTA'

L’autore inesistente

Lo pseudonimo e l’autore Cos’hanno in comune Le Corbusier, Donnu Pantu e Bob Dylan? Poco o niente a prima vista; il primo è notoriamente uno dei padri dell’architettura moderna, il secondo è il licenzioso poeta di Aprigliano del 1600, il terzo è il grande folksinger americano, un mito vivente anche del rock e del blues. Sembra che non ci sia nessun punto di contatto tra di loro, ma a ben sapere tutt’e tre questi nomi non sono altro che psuedonimi di tre persone che nella loro vita si chiamavano (e si chiamano ancora nel caso di Dylan) rispettivamente Charles Jeanneret, Domenico Piro e Robert Zimmerman. Bisogna proprio chiederselo come mai una persona lascia il proprio nome e ne assume un altro. ” ” Abbandoniamo subito la psicologia, le turbe psichiche, il gioco del nascondino: la gran parte di coloro che si presentano ad un pubblico con un nome che non […]

Bifolchi, giumentieri, pastori, caprari e vaccari

da “Il Bruzio” VI. Bifolchi, giumentieri, pastori, caprari e vaccari Noi diciamo in Calabria jumentari e gualani a quelli che in Toscana si addimandano giumentieri e bifolchi; e, stante i ristretti termini in che l’industria equina è tra noi, pochi sono i giumentieri, ma più numerosi i bifolchi, e numerosissimi i pastori ed i vaccari. Il bifolco entra al servizio del massaro e del massarotto a patto di avere all’anno dieci tomoli di frumentone, e due di grano, cinque lire al mese, ed un paio di zanpitte o calandrelle. E’ la calandrella una foggia di calzare, fatto d’un limbello di cuoio bovino concio in allume, cui si è tolto il carniccio, e si è lasciato il pelo, e che messo sotto la pianta si lega sul dosso del piede con corde di lana, che dal greco Krokìs, ìdos si dicono crocili. ” ” La calandrella lascia nudo il calcagno; ed […]

Il petilino innamorato

Tanto tempo fa, Peppe Pace, un giovanotto di Petilia Policastro che faceva lo sportaro, si era trasferito a San Mauro ma, essendo forestiero e poco noto, gli affari non gli andavano bene. Sapendo che il dialetto petilino è alquanto diverso dal nostro nelle inflessioni, alcuni burloni del paese vollero stuzzicarlo per obbligarlo a rispondere a frasi simili a queste: – Maestro, è vero quanto dice il vostro paesano don Genio che è andato a Pagliarelle, a Mesoraca, a Petronà, persino ad Andali ed ancora oltre, ed ha trovato sempre terra e la Terra è più grande di tutti questi paesi messi insieme? …. E’ vero che il prete di Policastro è scappato con una monaca di Mesoraca?…. E’ vero che a Policastro una donna ha ucciso la moglie? … E’ vero che al vostro paese adoperate i salami come pastoie per gli animali?- Tutte queste domande erano prive di senso […]