IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

Il forfait della memoria

“Ha dittu ca stà jandu a fruffè”… oppure… “oramai puazzu jiri sulu a fruffè”. Modi di dire della preistoria tecnologica a San Mauro. Il tempo in cui l’interruttore era “U buttuni” l’energia elettrica era “ra correnti” e il contatore era “U puntatori”. Per chi lo possedeva il contatore: quei pochi fortunati mortali che avevano la fortuna e le risorse per farselo attaccare. La maggioranza delle case andava a ” fruffè”: “quandu s’appiccijavanu i luci i fora, tandu trasiva ra correnti intra a casa”. E questo diventava un “modus vivendi che scandiva i tempi della casa, inesorabile come un rasoio e irreversibile come un processo naturale: a una certa ora tutto si fermava o iniziava e i tempi li decideva il timer della “cabina i di cruci”. Per la quasi totalità delle persone questo era un fatto non solo accettato ma considerato alla stregua di qualsiasi altro fatto naturale…in fondo anche […]

Siccità

Era un’annata come questa, di quelle che nella “memoria d’uomo” non se ne ricordano mai, di quelle che “i cambiamenti climatici irreversibili”, di quelle che “il buco dell’ozono è sempre più largo. Era un’annata come questa… e come le tante altre che verranno con e senza buchi dell’ozono “che poi noi non lo abbiamo mai visto e se fosse vero che è così largo dovrebbe pure vedersi quando non ci sono le nuvole”. E non ne voleva sapere di piovere…ormai erano mesi. E Don Peppino ormai tutte le sere aspettava il mai troppo lodato Colonnello Edmondo Bernacca che non si voleva decidere a fare andar via sto anticiclone delle Azzorre che era la colpa di tutto sto sfacelo di asciuttura. Eppure bastava poco, una piccola nuvola sulla Calabria che poi ci pensava la Madonna a farla diventare più grande e carica d’acqua. E finalmente la nuvola comparve sul meraviglioso 14 […]

Cartoline

Ci sono nel mio archivio cimeli che hanno una importanza documentale di valore inestimabile in prospettiva storica. Questa cartolina, una pittografia del 1942, mostra alcuni particolari che la memoria degli uomini non potrebbe mantenere senza un riferimento visivo. Per molti dei sessantenni di oggi il campanile con la piccola campana è presente nella parte più recondita della loro memoria ma nessuno di loro saprebbe riprodurlo su carta senza l’ausilio di un’immagine. Tutti risponderebbero con la nostra espressione tipica: “Mu ricuardu cumi nu suannu”. Ecco la bellezza della fotografia: riportare le cose nella loro dimensione reale togliendole dall’evanescenza del sogno; in questo consiste quello che in “Rettangoli di memoria” descrivevo come il suo farsi dovumento, fonte certa, necessità fondativa per la nostra comunita. Ho trovato immagini del nostro passato nella spazzatura, ho rovistato le discariche come un affamato in cerca di cibo. Ho provato un senso di smarrimento di fronte alla […]