IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

Quandu a via era chjina

Questa foto la pubblico per far contenti degli amici che, in  una serata di festa particolare, in vena di ricordi velati da un sottile velo di malinconia, me l’hanno fatta venire in mente come in un flash. Io mi ricordavo una foto dove erano presenti solo le persone anziane abitanti di Via Ugo Foscolo e solo adesso mi sono reso conto che erano presenti invece anche le donne della generazione successiva… La più giovane del gruppo ci ha lasciato solo alcuni giorni prima di Natale e questo rende questa fotografia ancora più melanconica e struggente per chi come me in questa via ha vissuto la sua parte più spensierata della vita. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, e anzi di aggiungere un tassello di ricordi a quel mosaico forse incompleto che ognuno di noi costruisce nella propria memoria.

Contagio….

In effetti di un vero e proprio contagio si trattava; solo che io non potevo saperlo, non potevo nemmeno lontanamente immaginare che per il solo toccarla mi sarebbe rimasta attaccata tutta la vita. La Comet era attaccata al collo di quello strano signore con il cappello bianco e i pantaloni così  colorati da sembrarmi sguaiato quasi quanto il suo modo di parlare  pieno di vocaboli incomprensibili inseriti in un tentativo mal riuscito di dialetto e di italiano che nemmeno i più  asini della mia classe… E continuava a ripetermi: Babi, i bbó i dollár, pigghjiatilli i dollár, babi! La donna che gli stava accanto continuava a lisciarmi i boccoli sopra la testa e mi faceva segno di prenderli, i dollár, ma io avevo occhi e pensieri solo per lei: La Comet! Mio nonno mi raccontava di queste piccole macchine fotografiche che aveva visto al collo dei giornalisti in Albania e […]