Battuta di caccia
E c'erano notti in cui andare a dormire sembrava quasi una bestemmia quando gli ultimi avventori erano andati via soltanto alle 2.40... e la proposta era sempre la stessa: I colombacci passano e si meravigliano se nessuno li sta ad aspettare... e questo e l'orario giusto per prendere la posta... chi ci sta?
Poi magari capitava che la meta fosse più lontana e allora scoprivi che cacciare non era soltanto ammazzare. E se la meta erano le Langhe allora scoprivi anche come valorizzare al massimo quell'Elios 1.8 che i puristi consideravano un vetro ma che era quello che ti avevano dato in dote con la tua Zenit M e questo passava il convento. E quelle lunghe camminate all'alba invogliavano al racconto che si amalgamava con la nebbia e faceva sembrare Pavese un napoletano, o forse era Leo che era anche piemontese. E quel racconto che si dipanava tra le siepi e l'umidità diventava la scoperta della storia della tua famiglia come non te l'aveva mai raccontata nessuno. E il racconto si confondeva con le letture, e non sapevi più dove finiva Pavese e dove iniziava la saga dei Capaldo - Squillace. Di quelle camminate all'alba, spesso senza spare un colpo, mi rimane la memoria delle cose che solo da quel momento posso dire di aver veramente vissuto... e tutto questo è soltanto mio... un privilegio immenso che non so quanto ho saputo meritare.