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Laboratorio Marchesato

” Il “Ciclo dei Vinti ”

Poco meno di sette abitanti ogni mille hanno lasciato la provincia di Crotone nel 2004.

Riporto dal “Crotonese” di martedì 23 agosto 2005 una parte della notizia relativa ai dati sconfortanti sulla nuova emigrazione che emergono dal Bilancio demografico regionale pubblicato dall’Istat a fine luglio.

“Poco meno di sette abitanti ogni mille hanno lasciato la provincia di Crotone nel 2004 ed è, inoltre, definitivamente tramontata l’epoca delle famiglie numerose nella nostra provincia, lo si rileva dal Bilancio demografico regionale pubblicato dall’Istat a fine luglio. La media di componenti per famiglia crotonese è al di sotto di tre unità (2.9), con punte del 2.2 di Castelsilano e 2.3, di Carfizzi e Savelli; una popolazione formata prevalentemente da coppie senza figli, ovvero destinata alla crescita zero, che risulta negativa in 16 comuni sui 27 che compongono la Provincia crotonese. Ne consegue che la popolazione provinciale è diminuita nel 2004 di 170 abitanti, nonostante il positivo saldo naturale (nati/morti) di 561 abitanti, e per effetto del saldo migratorio negativo (-731). Gli emigrati (4.107 nel 2004) superano gli immigrati (3.376) La popolazione residente è stata accertata a fine 2004 pari a 172.970 abitanti contro i 173.140 del 1° gennaio 2004.
“Nel corso del 2004 – si legge nel rapporto dell’Istituto di statistica – si è particolarmente accentuato lo spostamento di popolazione verso le regioni del Nord e del Centro dell’Italia. Complessivamente si registra (su base regionale, ndr) un’eccedenza di cancellazioni (-38.691) rispetto alle iscrizioni anagrafiche (+29.003). Il tasso migratorio interno è, pertanto, negativo (-4,8 per mille abitanti) ed è cresciuto sempre in negativo, rispetto a quello dello scorso anno (-3,6 per mille abitanti). La Calabria presenta il tasso migratorio interno più fortemente negativo fra tutte le regioni italiane. nell’ambito delle province l’indicatore oscilla tra il 6,8 per mille abitanti di Crotone e il 3,2 per mille abitanti di Cosenza.”

Non ho sottomano i dati completi e quindi non posso per il momento fare un’analisi precisa della situazione riguardo al marchesato nello specifico provinciale, ma non credo che servano le analisi statistiche quando è sotto gli occhi di tutti il fenomeno dello spopolamento drammatico di alcuni nostri paesi.
Oltretutto, accanto al fenomeno dell’emigrazione, si accentua sempre di più il fenomeno che già mezzo secolo addietro il prof. Campagna definiva dei “nidi umani”. Paesi cioè la cui unica funzione si risolveva in quella di dormitorio con assenza di qualsiasi fenomeno di socializzazione diurna. Paesi in cui la gente torna solo per dormire e ripartire la mattina dopo verso luoghi di lavoro più o meno distanti.
I “nidi umani” hanno visto il progressivo spopolamento in favore degli agglomerati che si andavano formando sulla costa e lungo le principali vie di comunicazione, riducendosi ben presto ad ammasso di rovine desolate.
Domanda: Questo fenomeno è arginabile o no?
Se si, come?
Se no, a che servono i discorsi elettoralistici o di comodo sullo sviluppo delle zone interne?
Se no, a che servono progetti di sviluppo e finanziamenti per la zone depresse se non a rendere meno drammatica, economicamente, la fine?

Possibile che non si possa in qualche modo uscire dal maledetto “Ciclo dei vinti”?