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Laboratorio Marchesato

” La Sinistra e la questione morale “Gli idealisti e i pragmatici

E’ iniziato molto male questo 2006!
Almeno per la Sinistra italiana… almeno per i DS
Leggere sul giornale dei Berlusconi cosa si dicevano al telefono il segretario dei DS Fassino e il presidente della Unipol, non è stato molto edificante.
Sentire Berlusconi affermare che la sinistra non ha niente da insegnargli in quanto a moralità, è stato un colpo molto più duro che svegliarsi dopo avergli consegnato il paese.
La cosa che più sconvolge il militante politico della sinistra di base non sono tanto le frasi di Fassino al telefono che di per se sarebbero poca cosa, ma la sensazione che queste frasi siano solo la punta emersa di un cancro molto più grande e sommerso che in un modo latente abbiamo imparato molto parzialmente a percepire tutti.
La cosa che più sconvolge, è che per una volta, magari l’unica, questa volta abbia ragione!
Il riconoscimento di una vita sprecata inutilmente a lottare per un obbiettivo etico prima che politico ci assale e ci riempie di disgusto, più per il tempo perso inutilmente che per le conseguenze di tutta questa situazione.
Il disgusto è ancora più forte in chi non ha mai considerato i leader politici come angioletti al servizio delle masse.
Che fare il politico servisse anche a rimpinguare le scarse finanze di chi ricco non lo era di nascita, era sotto gli occhi di tutti coloro che non fossero dotati di paraocchi di somara memoria.
Che la gestione del potere fosse compromesso con le forze economiche non può essere una scoperta dell’ultima ora.
Che le campagne elettorali del maggioritario, a tutti i livelli, costassero troppo di più di quanto un ceto medio basso potesse permettersi era a conoscenza di tutti coloro che sono abituati a leggere un giornale o a sentire un telegiornale.
Basta bazzicare per un po di tempo nei corridoi del potere, centrale e periferico, per accorgersi che i frequentatori abituali non sono certo operai o dipendenti pubblici o privati: molto più spesso si incontrano imprenditori e procacciatori di affari che diventano interlocutori privilegiati del potere politico.
Del resto è da tempo che anche le nostre liste sono appetibili e accoglienti per persone che hanno successo nella vita.
Il “verbo” Berlusconiano ha fatto molto più presa nelle nostre coscienze politiche di quanto a prima vista si possa osservare: “se uno ha avuto successo negli affari è potenzialmente un buon amministratore”.
E allora nessuna meraviglia che la “Lega delle Cooperative” tenti al scalata a una delle più grandi banche italiane: è anche questa una dimostrazione di capacità amministrativa e politica.
E poi chi l’ha detto che la sinistra non possa diventare proprietaria di banche?
Siamo o non siamo una “Sinistra di Governo”.
Ma cosa vogliono questi moralisti con il cervello da educanda?
Che si governi senza il potere economico e finanziario?
Possibile che non si rendano conto che il momento storico ha cambiato l’etica politica con l’etica degli affari?
Possibile che non si rendano conto che la vittoria del capitalismo ha reso anacronistici tutti gli ideali della sinistra novecentesca.
Il futuro della sinistra è nel Partito Democratico all’americana e l’America insegna: senza le Lobby non si vince e non si governa.
Non si vince senza affidarsi agli esperti della comunicazione, agli esperti di marketing, ai sondaggisti… Ai consulenti insomma… e i consulenti bisogna pagarli, e per pagarli ci vogliono soldi, e i soldi del sudore della fronte non bastano, ci vogliono quelli della finanza, e delle rendite finanziarie e… e allora cosa gridano allo scandalo questi anacronistici idealisti novecenteschi.
Il fatto più importante però è che per la maggior parte dei militanti politici della sinistra, vincere le elezioni non significava andare al potere, o almeno, non solo, ma dimostrare che si può vincere anche essendo moralmente e eticamente diversi.
Se questo non è più possibile… preferiamo non vincere.
La sinistra non vince quando raggiunge il 50 + 1 % dei voti… La sinistra, diversamente da tutte le altre formazioni politiche, vince solo quando anche l’ultimo dei suoi votanti può orgogliosamente sentirsi parte insostituibile di un progetto di società diversa, basata su una visione condivisa di democrazia dal basso e contro qualsiasi ipotesi di autocrazia, tecnodemocrazia o, peggio, di eterodemocrazia .

P.S.

Una domanda su una cosa che non sono ancora riuscito a capire:

Ma la proprietà della BNL quanto farà aumentare il salario degli operai delle COOP