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Laboratorio Marchesato

[18/1/2007]  ” Ho visto l’ultimo carico di pietre passare. “

Ho visto l’ultimo carico di pietre passare, l’ultimo di una lunga serie, e mi è venuto il desiderio di scrivere alla mia comunità. Scrivo in particolare, all’intero consiglio comunale, all’Arch. Lopetrone, al comando della Forestale, al comando dei Carabinieri.
Le pietre di cui parlo sono quelle dei muretti a secco e dei capanni in pietra che ornano o ornavano le nostre colline. Perché lo faccio? Ecco i fatti. Sono da più anni, 2003, che ho depositato al protocollo del mio comune l’invito a non utilizzare le pietre del nostro territorio, tutto questo distruggendo i muretti di tenuta e i capanni in pietra delle nostre colline, per realizzare muretti e piazzette e case “finto medioevale” e altri interventi di abbellimento nel paese. Spiegavo anche le ragioni, l’inutilità e il danno inevitabile che ne derivava. L’impresa non si è fermata, è andata avanti, anzi ne abbiamo fatto un commercio,. si vendono a metro cubo. In più la moda ha contagiato altri paesi vicino.
Nel 2005 ho presentato regolare denuncia al Comando forestale e una copia al protocollo del Comune. Siamo nel 2007 e la vendita va avanti, tutti lo sanno, tutti zitti. Perché non vanno tolti i muretti di tenuta, le pietre. Intanto la Calabria, S.Severina in particolare, è nelle aree a rischio sismico, in particolare a rischio idrogeologico dovuto alla configurazione del nostro territorio. Veniamo ai muretti secco e alla loro utilità. Intanto sono una tecnica antica quanto l’uomo, veniva utilizzata per fermare la terra quando viene lavata e portata via dalla pioggia, infatti hanno una grande capacità di drenaggio e rallentano la velocità dell’acqua. In questi giorni passati ha piovuto e siamo corsi a curare le piccole frane.
La “coltura a terrazza” è una tecnica, antica quanto l’uomo, ma ancora la migliore perché gli ulivi, le vigne, restino in piedi nel tempo senza che gli si scoprano le radici. I muretti a secco ospitano animali, insetti, rettili e altri specie che sono un patrimonio per l’agricoltura che non vuole usare il veleno e 11 concime chimìco. La “catenabiologiche, la sua difesa, è utile alla natura e a tutta la specie animali anche all’uomo. Questi contadini moderni del mio paese sanno meno dei nostri vecchi, che usavano la natura e gli animali con più rispetto. Infatti le pietre, i muretti, erano usati anche per indicare i confini di proprietà tra “quotisti”, senza dover andare dall’avvocato, dal giudice, o peggio.
I moderni contadini, per cingere la proprietà, preferiscono usare “rete metallica e ferro spino” togliendo la possibilità, il diritto, dì poter passare a quegli animali selvatici che li ci vivono prima di noi. Un istrice, un tasso, vogliono andare a bere ai torrenti e al Neto senza chiedere “permessi doganali”.
Questo è il tono dei problemi, poi passiamo alle regole. Le cose di cui ho parlato prima, non sono stupidate, sono anche contemplate e regolate dalle leggi dello stato. Queste dicono che qualsiasi modifica intervenga nel territorio anche privato, va accompagnato da una autorizzazione, anche per evitare che ognuno faccia di testa sua. Chiedo aiuto ai miei amici, alla mia generazione, a chi possiede un pezzo di terra, a chi ama la natura, a chi va a pesca, a caccia, a cicoria, a legna.
Chiedo di non seguire le mode se offendono la natura. La casa in pietra è bella e il muretto sulla timpa anche ma non cosi. lo ricordo con rispetto Galasso, insieme ad altri, era tra i “minierì” più capaci, praticavano buchi nella roccia per produrre nuova pietra utile per le campagne e le abitazioni e per gli abbellimenti nel paese. Noi buttiamo giù le vecchie case e le carichiamo sul camion per buttare pietre e calcinacci, mentre continua lo spoglio delle colline senza che nessuno intervenga. Io lo faccio portando ragioni e Io faccio fin qui. Domani chiederò conto a chi è preposto a esercitare i controlli e alle omissioni. Nell’interesse di tutta la comunità.

Alessandro Giordano
Associazione Amici del Neto