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Laboratorio Marchesato

” Di notte…di notte tornano! “

«C’era una volta un maestro elementare che informava i suoi scolari che si sarebbe assentato per qualche giorno per andare a visitare un luogo lontano chiamato Auschwitz, dove sessant`anni fa i nazisti, uomini malvagi e crudeli, bruciavano degli esseri umani, ebrei, slavi, zingari ed altri. Fra i bambini, uno di nome Mohammed, un rom bosniaco mussulmano ascoltava con aria molto preoccupata. Quando il maestro ebbe finito di parlare Mohammed gli disse: “portati un bastone, o una pistola”. Il Maestro rise intenerito e rassicurò il piccolo rom: “Ma no, Mohammed, queste cose succedevano oltre mezzo secolo fa, oggi non succedono più”. Ma Mohammed facendosi ancora più serio rispose: “ascoltami, tu portati un bastone o una pistola, perché loro di notte, di notte… tornano”. Mohammed non sa niente di nazisti e cose simili, però conosce le vessazioni odierne, le roulotte bruciate, la guerra della ex Jugoslavia».
Questa storia, che ho riportato a braccio, l`ho letta da qualche parte, non riesco a ricordare la fonte. Mi è tornata alla mente leggendo la «striscia rossa» di alcuni giorni or sono. La nostra striscia riportava le parole di Alessandra Mussolini a proposito degli zingari. Leggendo quelle parole verrebbe quasi da credere alla trasmissione ereditaria dell`ignominia morale. Ma almeno in questo caso il nonno non c’entra, l`Alessandra nazionale è bacata in proprio. Quelle parole criminose incitanti alla deportazione di tutti gli zingari fuori dal sacro suolo italico non paiono avere suscitato grande scandalo. Nell`Italia di oggi il razzismo è pienamente lecito, se si tratta di zingari. Bizzarro paese il nostro! Tre regioni del sud sono in gran parte sotto il controllo di organizzazioni criminali italianissime: mafia, ndrangheta, camorra, sacra corona unita, italianissimi impiegati di poste e di aeroporti rubano impuniti nelle più intime proprietà private dei cittadini approfittando delle loro mansioni, la corruzione dilaga più che all`epoca di tangentopoli, un intero territorio è sommerso dai rifiuti sempre a causa dei condizionamenti criminali, i galantuomini italianissimi come il signor Parmalat o il signor Cirio e altri hanno rovinato migliaia di risparmiatori, la nostra amatissima città di Napoli ha un tasso diffuso di micro e micro-macro criminalità, l`illegalità regna sovrana in tutto il paese e avere giustizia è diventato un terno al lotto, ma il vero problema del paese sono gli zingari.
Io non voglio fare della facile demagogia, so che governare le città è complesso ed ha aspetti scabrosi, ma se vi è un problema da risolvere, è possibile almeno tentare di farlo garantendo ad ogni essere umano presente sul nostro territorio una parità di statuto giuridico? È possibile nella nostra tanto vantata democrazia applicare con rigore il primo articolo della carta dei diritti universali dell`uomo? La perversa e strumentale semina del panico, lo stereotipo omologante indotto dalla paura sono il peggior nemico della giustizia, sono il padre e la madre di tutti i razzismi. Prima di sterminare i «diversi», i nazisti inocularono nel corpo della nazione tedesca il veleno di una martellante propaganda mirante a dipingerli come esseri orribili dediti a distruggere la Germania. Lavoro da anni con musicisti zingari rumeni, sono collaboratori corretti, affidabili, alcuni di loro sono miei cari amici e da loro ho imparato alcune cose semplici ma significative: non tutti i rumeni sono zingari, non tutti i zingari sono rumeni, i rumeni e gli zingari rumeni sono esseri umani come gli altri né meglio, né peggio, le differenze fra loro e noi, quando ci sono, sono solo di natura culturale, dipendono dalle esperienze esistenziali ed educative, per capire le differenze bisogna conoscerle e per conoscere bisogna dedicare tempo e non avere pregiudizi. Le relazioni fra esseri umani sono delicate e fragili, per fare sì che non si spezzino è bene trattarle con rispetto e cautela. Uguaglianza, giustizia e solidarietà sono fili sottili, se si sfrangiano c`è il rischio che «loro» di notte, di notte… tornino.

da: www.proteofaresapere.it
di MONI OVADIA