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Laboratorio Marchesato

“ E la strada del mare? ”

Le 206 curve sono ancora la
E la strada del mare? Morta prima ancora di nascere ! Sembrava cosa fatta, invece s’è rivelata la beffa del secolo appena passato e di quello che stiamo vivendo. Probabilmente le ragioni di ciò che sta accadendo intorno a questo progetto abortito, non sono né politiche, né amministrative, bensì ereditarie, tradizionali, ovvero cause che il pentolone della rassegnazione nostrana conosce molto bene; forse proprio a questo è dovuto tutto questo silenzio intorno a questi interminabili lavori.
Per molti versi questa malcostruenda minuscola arteria, sia nei giovani che negli adulti, in verità non è mai apparsa al pari di una semplice, banale strada come se ne costruiscono facilmente, e in poco tempo, migliaia in giro per il mondo; questa strada, sin dall’inizio ha rappresentato per molti una sorta di monumentale extra grazia a cui rivolgere deferenti pensieri di venerazione, proprio come si fa per le cose ottenute per via di un miracolo, in poche parole: come siamo abituati da sempre.
“Non fantasticateci troppo”, questo sembra dirci l’amara Calabria quando la stessa ci promette qualcosa. “Non vedete, continua sibillina l’amara Calabria, le tante cattedrali nel deserto? Non vedete le strutture ospedaliere iniziate e poi abbandonate per sempre? Non fantasticate troppo!”.
E’ stupefacente, si sente dire in giro, come altrove, per la realizzazione di una strada di uguale “semplicità”, la gente normale, intendendo per “gente normale” quella fuori dalla nostra amara Calabria, non rimanga per nulla stupita della novità e della celerità con cui viene realizzato un sacrosanto diritto civile. Altrove, fuori dalla Calabria, si realizzano opere grandi e piccole senza che la gente comune consumi un intero rosario per godersela.
“La Calabria è bella, veniteci!”. Beffardo spot pubblicitario propinato da qualche committente assessorato al turismo. Sì, la Calabria è bella, non c’è dubbio, ma è solo bella, per il resto andrebbe soltanto abbandonata proprio dai calabresi! Nessuno italiano vuole male alla Calabria come noi calabresi !
Quanti, per esempio, nella casa della nostra politica regionale sono al corrente di questa tipica storia calabrese? E quanti in questa casa provengono dal crotonese? Uno, due, tre?!
Altrove, in un’altra regione, ne sarebbe bastato uno soltanto per tenere alto il livello di attenzione su questo amaro argomento riguardante la realizzazione di questa vitale strada del Petilino, acquisita e subito requisita.
Chissà se il presidente Agazio Loiero, calabrese, nato nella selva delle nostre curve stradali, era, qualche anno fa, all’ascolto delle radiocronache provenienti dalla guerra in Iraq, quando un giornalista cosi descriveva l’Iraq: “qui in Iraq raggiungere un ospedale è una sorta d’avventura. Pensate: ci sono zone in cui per raggiungere il primo ospedale si impiega un’ora”.
Petilia Policastro, Mesoraca e Roccabernarda, oltre ventimila abitanti, che non sono in guerra e neanche in Iraq, anche loro, ironia della sorte, sono distanti un’ora dal primo ospedale, ma nessuno ci fa caso!
Eppure Loiero nella sua campagna elettorale spesso alimentava in tutti noi la speranza che l’era di una viabilità all’insegna della modernità fosse vicina. “Calabria amara, Calabria bella”, ma quanto durerà? Tutto è avvolto in una misteriosa mentalità di rassegnazione da cui sembra impossibile uscirne. Eppure tutti, buoni e meno buoni, dicono che la Calabria è bella; ma pare che la stragrande maggioranza non abbia a cuore la tranquillità esistenziale della bella gente di Calabria !
Sembra che per noi calabresi ogni sacrosanto diritto si riveli un optional da pagare a caro prezzo. Ma a proposito di diritti: e “Diritto al Mare”, il coordinamento del Petilino per una viabilità moderna e sicura? Sconfitto! Sconfitto massimamente dall’assordante silenzio delle amministrazioni comunali interessate a questa strada, amministrazioni che dormono!
Sconfitto dagli osservatori politici, sconfitto dalla burocrazia, sconfitto dallo Stato, dalla Calabria, dalla Provincia. In verità sta accadendo che sindaci e amministratori di Petilia, Mesoraca e Roccabernarda credono che per tenere alto il livello di attenzione su questa amara vicenda tipicamente calabrese, basti aspettare in silenzio; come se questa primaria e vitale strada non fosse per niente necessaria, o che nessuno di loro fosse direttamente interessato.
Pare anche che i tempi d’oro in cui gli ex sindaci Armando Foresta di Mesoraca, e il compianto Michael Tavernese di Petilia, accaniti patrocinatori di questa “strada per la vita” siano, assieme ad altri ex Francesco Iaquinta di Roccabernarda e Pietro Secreti di Cotronei, un ricordo ormai lontano.
Eppure nulla è cambiato da allora: le 206 curve (in media una ogni 5 secondi!) per arrivare al primo ospedale, al primo aeroporto, alla prima stazione ferroviaria, alla prima super strada, al primo teatro, sono sempre lì, sono sempre le stesse!
Gli ammalati in corsa per il primo ospedale utile continuano a morire per qualche minuto di strada di troppo. Il commercio è sconfortato dalla tortuosità della strada. Eppure le amministrazioni di Mesoraca e Petilia, principali realtà penalizzate da questa inammissibile condizione stradale, sembra che si muovano solo dietro la spinta di un minuscolo comitato paesano nato per reclamare sacrosanti diritti.
Dal 1998, data in cui si muovono i primi passi verso la “conquista” di questo diritto civile sulla viabilità del Petilino, sono passati ben dieci anni, troppi, ma forse quanti ne bastano per proclamare anche questa vicenda una “storia tipicamente calabrese”.
Masino Medaglia
Da Il Crotonese