Qualcosa deve pur cambiare coi libri con le macchine con le stelle che aspettano.
Qualcosa deve invece ripetersi rassomigliare.
FRANCO CONSTABILE
CIO’ CHE E’ RIMASTO
Non è molto quello che rimane; e quel poco rimasto è sommerso dal cemento o rovinato dall’incuria e dalle intemperie
Allo stato di fatto si deve aggiungere però che le prospettive non sembrano essere migliori; non si vede all’orizzonte la nascita di una cultura conservativa del patrimonio ne sotto il profilo delle istituzioni e meno che meno dal punto di vista del privato.
Il pubblico si muove lungo un percorso lastricato di buone intenzioni che fa a pugni con leggi di mercato e gli alterni interessi dei potentati politici di turno.
Non da meno; il privato; nella maggior parte dei casi; vede nella conservazione di una componente paesaggistica del passato; un ostacolo ingiustamente posto sulla strada della modernizzazione e quindi del benessere.
E allora non ci meravigliano i muri ” rosicchiati` le case di pietra intacciata con infissi in alluminio; i selciati coperti con bitume; i muri delle chiese ricoperti di quarzo; i campanili che sembrano cabine elettriche dell’ENEL; i bambini che vivono in un paese contadino e conoscono la campagna meno dei bambini di Milano.
Il selciato rovina gli ammortizzatori delle macchine; il verde dei giardini è uno spreco; i muri in pietra sono poco resistenti alle intemperie; i tetti con le tegole hanno bisogno di molta manutenzione; gli infissi in legno idem; i campanili tradizionali non possono reggere il peso delle nuove tecnologie; i fili elettrici devono deturpare il paesaggio perché sono necessari e soprattutto sono economici.
Queste sono solo alcune delle giustificazioni esplicite o comunque presenti nel nostro inconscio di “paesani ” metropolitani quando ci apprestiamo a distruggere un patrimonio naturale; collettivo e irripetibile; un’architettura popolare che; anche nelle sue espressioni più povere; manifesta un legame secolare e tenace con la terra in cui sorge e di cui si è servita.
La giustificazioni più subdola che viene posta alla base di tutti i ragionamenti è che in effetti non ci sia niente di interessante che meriti di essere conservato eccetto; e questo ci assolve nei confronti della storia; il campanile dell’Immacolata: è degno di essere conservato tutto ciò che è importante “storicamente”; tutto ciò che è grande.
Se i pugliesi di Alberobello avessero seguito questa logica i trulli oggi esisterebbero solo nei racconti dei nonni.