IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

Parola d'onori

Tutte le discussioni, i contratti, le compravendite, le affermazioni di verità asserite, i resoconti di attività svolte o viste svolgere, in poche parole, tutti i rapporti tra “uomini”, si concludevano con la frase “Parola d’onori”.Mi sono accorto molto presto che questa frase non era solo un modo di dire delle persone più grandi, quando per la prima volta mi sono trovato ad esprimermi in questo modo in presenza di mio padre.– Ricordati che la parola d’onori è tutto per un uomo e non si può dare a cuor leggero, non puoi usarla per cose da nulla, riservala per le cose che contano e soprattutto usala solo quando sei sicuro di poterla mantenere. Mancare alla tua parola significa non avere più credito tra le persone e assumere il ruolo di “bardarellu” nella comunità.Mio padre ovviamente non si fermò qui e condì il ragionamento con una serie di esempi concreti e di […]

A rivoluzioni

Era da un bel pezzo che Ntoni avrebbe voluto tornare a casa, ma non osava decidersi. Un pò perchè in fondo il discorso lo interessava, ma anche perchè, in fondo, quelle ore della domenica mattina erano le uniche che si concedeva durante la settimana. Giginu, come il suo solito, stava tenendo banco; era sempre lui che teneva le fila del discorso, e non c’era verso di farlo star zitto, soprattutto quando l’argomento era quello della situazione dei contadini in questo lembo dimenticato della Calabria.Lui aveva partecipato all’occupazione delle terre, aveva sfidato i carabinieri e i guardiani dei grandi proprietari, aveva conosciuto personalmente Di Vittorio e Fausto Gullo, non era un contadino qualsiasi come quelli che lo ascoltavano e che, manciapani a tradimiantu, avevano soltanto approfittato del sacrificio dei compagni per diventare proprietari.Per la verità, Giginu si era trovato a diventare comunista e rivoluzionario suo malgrado. Che ne poteva sapere lui che quella mattina gli occupanti […]

I spruvviduti! Coraisima e Pitittu

Io non ho paura di nessuno! Il rispetto, l’educazione, in alcuni casi anche la riconoscenza per i buoni trattamenti ricevuti, sono un cosa diversa dalla sottomissione.Se mi tolgo il cappello davanti ai signori, è perché sono una persona educata, non certo perché ho paura di loro o, ancora peggio perché mi voglio arruffianare. La mia storia, la mia condizione, e la fame che mi porto eternamente addosso ne sono la dimostrazione più evidente.Così gridava Coraisima in faccia a quel gruppo di “mancia pani a tradimiantu” che lo attorniavano in piazza, di fronte  alla bottega del popolo di Pirniciuni.Non volevano capire, o forse non potevano farlo per la grande ignoranza che li caratterizzava, che il suo scappellamento verso i “Don” era diverso da quello di tutti loro. La rivoluzione che lui aveva fatto, diversamente da loro che non sapevano neanche cosa fosse, lo metteva nei confronti dei signori  su un piano […]